giovedì 15 gennaio 2009

Albert Speer


Con la pubblicazione de "Le memorie del Terzo Reich" avvenuta per la prima volta nel 1971, Albert Speer ha consegnato al mondo il ricordo di eventi di eccezionale importanza storica.
Divenuto ministro degli armamenti, si rivela all'altezza di un compito che presto diveterà difficilissimo, compiendo veri e propri miracoli di produzione.Ma le pagine più belle sono quelle che lo vedono lottare contro la folle idea della distruzione totale, mentre tutto va in frantumi. Di fronte alla realtà del crollo finale.
A. Speer non perde la sua lucidità di giudizio e il senso di responsabilità.
In poco tempo Speer sviluppò una notevole capacità di organizzare la produzione industriale e si fece apprezzare per la sua grande abilità nel gestire e coordinare gli sforzi produttivi, massimizzandoli, in una Germania che lentamente si avvicinava al tracollo militare e economico. Egli ordinò che fossero utilizzati, come manodopera, i prigionieri dei campi di concentramento.
Durante la guerra i tecnici nazisti riuscirono a costruire le cosiddette “Armi segrete del Reich”: i missili V1 e V2; questi missili vennero prodotti dai deportati nel lager di Dora, in particolare all’interno delle gallerie scavate nelle colline del Kohnstein, nelle quali i prigionieri vivevano notte e giorno. In un primo tempo, Speer si oppose energicamente alla costruzione di tali missili, perché li riteneva inutili per la vittoria finale e semplicemente uno spreco di risorse umane e materiali. Nonostante la sua protesta, il progetto andò avanti. Alla fine entrambi i missili risultarono relativamente imprecisi e furono usati solo contro grandi città. Le V1 potevano essere distrutte facilmente in volo da caccia convenzionali, ma contro le V2 non vi era difesa possibile. Durante la guerra i tedeschi riuscirono a lanciare circa 4000 V2, soprattutto contro obiettivi inglesi, in special modo su Londra.

giovedì 20 novembre 2008

Chi fece uccidere Giacomo Matteotti?


Nel 1924 gli Italiani tornarono a votare e il fascismo ottene una larghissima maggioranza, il 65% dei voti.

Questo risultato però era stato ottenuto compiendo nimerose irregolarità durante le operazioni elettorali come la violenza se il voto era contrario al Duce. Esse furono denunciate in Parlamento dal deputato socialista Giacomo Metteotti che, con un infuocato discorso , chiese di annullare il voto. Pochi giorni dopo Matteotti scomparve. Passati due mesi il suo corpo fu rinvenuto con segni di bastonature che ne avevano causate la morte.

Il ritrovamento del corpo suscitò un ondata di indignazione in tutto il paese; fu immediatamente chiaro che gli assasini erano fascisti e molti ritennero che il mandante fu Mussolini.

Un parere personale mio è assolutamente concorde con la colpevolizzazione dei fascisti e in particolare Mussolini.

INTERPRETI DELLA DIVINA COMMEDIA






La sera del 23 dicembre 2002 oltre quattordici milioni di telespettatori rimasero incollati davanti ai teleschermi ad ascoltare l’ultimo canto del Paradiso, letto da Roberto Benigni. Lo show, intitolato appunto “L’ultimo del paradiso di Dante”, ha rappresentato un vero e proprio caso a causa degli incredibili dati d’ascolto, dimostrando quanto il pubblico potesse ancora apprezzare l’opera dantesca se letta nel modo giusto.






Molti poi ricorderanno la magistrale lettura di Dante che, sempre in televisione, agli inizi degli anni novanta aveva fatto Vittorio Gassman. Per il celebre attore non si trattava ovviamente della prima “lettura televisiva” nella quale si metteva alla prova, eppure la sua intensità rimase impressa nel pubblico a tal punto che ancora oggi per molti rappresenta un imprescindibile pietra di paragone a cui far riferimento.




Più recentemente a raccogliere ampi consensi è stata la splendida lectura dantis di Vittorio Sermonti, scrittore e profondo conoscitore della Commedia, il quale lesse l’Inferno nel 2003. Sembra quasi impossibile eppure, nell’esclusiva cornice di Santa Maria delle Grazie in Milano, quest’anno nel corso di trentatre serate, hanno ascoltato il Purgatorio ben 50.000 milanesi.
E l’anno prossimo si chiuderà con il Paradiso.
Alessandro Sorrentino, ottimo dicitore Dantesco insignito del “Premio Lauro Dantesco” nel 2003 nella Città di Ravenna; Alessandro Sorrentino oggi è impegnato più che mai nel “portare Dante” anche fuori dalle aule scolastiche, tra la gente, nel ben riuscito intento di “regalarlo” ad un pubblico sempre più attento e assetato di cultura.
Per la RAI legge Enrico Maria Salerno la Divina Commedia di Dante (Paradiso) alternandosi con Albertazzi (Inferno) e Sbragia (Purgatorio).

giovedì 13 novembre 2008

UN CAMPANELLO, UNA SERA

Per la sera del 31 ottobre in una piccola città del Lillinois: Rock Island si svolgeva una serata particolare all'insegna della paura. ognuno si poteva vestire in modo orrendo senza ricevere critiche, e fare cose proibite che durante gli altri giorni era impensabile fare.La cosa che più spaventava gli abitanti di questa città era una vecchia leggenda davvero drammatica che col tempo stava andando dimenticata dai più giovani.La leggenda parla di una notte di Halloween dove una maledizione mandata dagli antenati di Rock Island colpì i giovani abitanti espandendo una grande epidemia di influenza su quasi tutti i giovani, ma nel lontano '98 quell'influenza misteriosa risparmio quattro giovani che erano molto amici ed erano chiamati i "BLACK ROSE", quindi furono i soli a festeggiare Halloween e spaventare in modo a dir poco tragico le persone anziane. Quella notte furono commessi quattro delitti perchè sembrava che gli spiriti degli antenati avessero incaricato questi quattro ragazzi ad uccidere quattro persone della città per vendicarsi anche solo di qualche piccolo sgarbo che gli era stato fatto personalmente. Così questi giovani posseduti dallo spirito quella notte andarono di casa in casa a suonare i campanelli dei malcapitati e uccisero.Ma la cosa peggiore fù che l'indomani questi non si ricordarono più nulla dell' accaduto.Da quella notte ogni anno Rock Island vive nel terrore e la città fu sopranominata LA CITTA STREGATA.

giovedì 6 novembre 2008

Biografia di Benito Mussolini


Nacque a Dovia di Predappio (Forlì) il 29 luglio del 1883. Figlio di Alessandro, fabbro ferraio, e di Rosa Maltoni, maestra elementare, visse un'infanzia modesta. Studiò nel collegio salesiano di Faenza (1892-93) e poi nel collegio Carducci di Forlimpopoli, conseguendo nel 1901 il diploma di maestro elementare. Quello stesso anno, in dicembre, viene assunto quale "supplente" nella scuola elementare di Pieve di Siliceto. Iscrittosi al Partito Socialista Italiano sin dal 1900, mostrò subito un acceso interesse per la politica attiva stimolato tra l'altro dall'esempio del padre, esponente di un certo rilievo del socialismo anarcoide e anticlericale di Romagna. La Polizia lo schedò come "sovversivo" e "pericoloso anarchico".
. Dopo 15 giorni è posto in libertà provvisoria dietro cauzione. In settembre venne incarcerato per dieci giorni, per aver tenuto a Meldola un comizio non autorizzato. Ricoprì quindi la carica di segretario della Camera del Lavoro di Trento (1909) e diresse il quotidiano "L'avventura del lavoratore". Presto in urto con gli ambienti moderati e cattolici, dopo sei mesi di frenetica attività propagandistica, non priva di successo, fu espulso anche da qui tra le proteste dei socialisti trentini, suscitando una vasta eco in tutta la sinistra italiana. Tornato a Forlì, Mussolini si unì, senza vincoli matrimoniali né civili né religiosi, con Rachele Guidi, la figlia della nuova compagna del padre e da essa ebbe, nel settembre 1910, la prima figlia Edda (Vittorio sarebbe nato nel 1916, Bruno nel 1918, Romano nel 1927, Anna Maria nel 1929, mentre nel 1915 sarebbe stato celebrato il matrimonio civile e nel 1925 quello religioso). Contemporaneamente la federazione socialista forlivese gli offriva la direzione del nuovo settimanale "Lotta di classe" e lo nominava proprio segretario. . Consolidato ulteriormente il potere dopo le elezioni del 1924 (il "listone" dei fascisti e liberali ottiene 356 deputati; i popolari conquistano 40 seggi, i socialisti 47, i comunisti 18, gli altri partiti 45), M. fu messo per qualche tempo in grave difficoltà dall'assassinio del deputato socialista G. Matteotti. Il discorso del 3 gennaio 1925 con cui egli rivendicò a sé ogni responsabilità politica e morale dell'accaduto segnò però la sua controffensiva e la pratica liquidazione del vecchio Stato liberale. Alla fine di quello stesso anno M. fu fatto oggetto di una serie di attentati. Il primo fu ideato (novembre 1925) dal socialista e massone T. Zaniboni, ma le spie dell'O.V.R.A. (Opera di Vigilanza e di Repressione dell'Antifascismo) lo evitarono. Il 21 aprile del 1927 venne pubblicata la "Carta del Lavoro", che prevedeva 22 corporazioni. L'11 febbraio del '29 M. firmò i Patti Lateranensi con il Vaticano che rappresentavano la conciliazione fra lo Stato italiano e la Santa Sede.
Un'incessante propaganda cominciò a esaltare in maniera spesso grottesca le doti di "genio" del "duce supremo" (il titolo dux fu attribuito a M. dopo la marcia su Roma), trasfigurandone la personalità in una sorta di semidio "insonne" che aveva "sempre ragione" ed era l'unico in grado di interpretare i destini della patria.
In politica estera, dopo lo sconcertante episodio di Corfù occupata dalle truppe italiane nel 1923 e la decisa presa di posizione contro la minaccia tedesca di annessione dell'Austria, cui fece seguito il Convegno di Stresa con Francia e Gran Bretagna (1935) che parve delineare un comune fronte antihitleriano, M. si gettò nella conquista dell'Etiopia: il 3 ottobre 1935 le truppe italiane varcarono il confine con l'Abissinia; alla minaccia delle "sanzioni" formulate a Ginevra rispose con l'autarchia. Il 9 maggio 1936 M. annunciò la fine della guerra e la nascita dell'Impero italiano d'Etiopia. Ma l'impresa, se da un lato segnò il punto più alto della sua popolarità in patria, dall'altro lo inimicò con la Gran Bretagna, la Francia e la Società delle Nazioni, costringendolo a un lento ma fatale avvicinamento alla Germania. Il 6 novembre del 1937 l'Italia firmò il "Patto Anticominform" con Germania e Giappone. L'11 dicembre di quello stesso anno uscì dalla Società delle Nazioni. Nel frattempo l'Italia emanava le leggi razziali contro gli ebrei, che entrarono in vigore il 17 novembre del '38. Nel 1939, infine, M. firmò il "patto d'Acciaio" legandosi definitivamente a Hitler.
E così vennero le gravi vicende della guerra, in Grecia (1941) e poi in Egitto (1942); il proposito di stendere sul "bagnasciuga" i nemici che avessero osato porre il piede sul suolo d'Italia (24 giugno 1943); fino a che, dopo l'invasione anglo-americana della Sicilia e il suo ultimo colloquio con Hitler (19 luglio 1943), fu sconfessato da un voto del Gran Consiglio (24 luglio) e fatto arrestare dal re Vittorio Emanuele III (25 luglio). Trasferito a Ponza, poi alla Maddalena e infine a Campo Imperatore sul Gran Sasso, il 12 settembre fu liberato dai paracadutisti tedeschi al comando del Maggiore della Luftwaffe Harald Mors (Otto Skorzeny in realtà aveva compiuto il lavoro di indagine sui luoghi dove Mussolini veniva tenuto prigioniero; lui aveva individuato e sorvolato per primo Campo Imperatore; gli fu perciò permesso di seguire da osservatore e senza mansioni di comando la missione). Mussolini liberato fu portato in Germania, da dove il 15 settembre proclamò la ricostituzione del Partito Fascista Repubblicano.
Sempre più isolato e privo di credibilità, quando le ultime resistenze tedesche in Italia furono fiaccate M., trasferitosi a Milano, propose ai capi del C.L.N.A.I. (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) un assurdo passaggio di poteri, che fu respinto. Travestito da militare tedesco, tentò allora, insieme alla compagna Claretta Petacci, la fuga verso la Valtellina. Riconosciuto a Dongo dai partigiani, fu arrestato e il 28 aprile 1945 giustiziato insieme alla Petacci, per ordine del C.L.N., presso Giulino di Mezzegra. Più tardi i loro corpi, assieme a quelli degli altri gerarchi, vennero esposti nel Piazzale Loreto, a Milano.

giovedì 23 ottobre 2008

Il Ritorno al fronte.







Il Ritorno al fronte di


Ernest Hemingway




Nel racconto si dice di un giovane ragazzo americano venuto in ITALIA spinto da idee idealistiche che rimane deluso dalla guerra pensando fosse affascinante.


Nel 1917 Frederic conobbe una giovane infermiera inglese Catherine Barkley ,il loro rapporto all'inzio era solamente occasionale poi si fece sempre più serio e passionale.
Nel frattempo la guerra va avanti da 2 anni e di soldati ce ne sono sempre meno, contemporaneamente Frederic scopre in una conversazione con gli autisti del suo gruppo di ambulanze che non tutti gli Italiani sono a favore della guerra. Il 4 ottobre 1917 crolla il fronte Italiano a caporetto e il gruppo di ambulanze di Federic si trova coinvolto e perciò incontrano un gruppo di soldati ammutinati, che malmenano tutti gli ufficiali che incontrano.
al momento di attraversare il ponte del tagliamento Federic viene fermanto dalla "battle Police" per il suo accento straniero e viene condannato a morte per spionaggio.
Si salva miracolosamente gettandosi nel fiume.
Così Frederic riesce a raggiungere Catherine e decidono di fuggire dall' Italia, riescono a raggiungere la svizzera e pare un momento di felicità, però breve perche Catherine mentre cerca di dare alla luce il figlio di Frederic muore e lui si ritrova solo e amareggiato.

giovedì 16 ottobre 2008

L'influenza della Spagnola

Sul fronte italiano
In Italia, il primo allarme venne lanciato a Sossano (Vicenza) nel settembre del 1918, quando il capitano medico dirigente del Servizio sanitario del secondo gruppo reparti d'assalto invitò il sindaco a chiudere le scuole per una sospetta epidemia di tifo. Di lì a poco scattò l'emergenza. Ma la spagnola, seppur uccise moltissimi soldati italiani, è nell'Austria Ungheria che colpì maggiormente, con circa due milioni di morti. Tra i soldati austriaci l'incidenza della mortalità fu quasi tripla rispetto ai soldati italiani: questo fu dovuto principalmente alla circostanza che i soldati dell'Impero austro-ungarico erano impegnati su più fronti (a Sud con l'Italia, a Ovest con la Francia) e quindi esposti a più fonti di contagio e anche perché la dieta alimentare dell'esercito austriaco era a base di carne, più energetica di quella dell'esercito italiano, che però era più vitaminica, basata su verdure e frutta.
È interessante notare come la storiografia tedesca attribuisca a questa diversa incidenza della spagnola la causa della sconfitta finale mentre in Italia, al contrario, questo aspetto non è mai stato molto approfondito. Terminata la guerra però la spagnola si diffuse ulteriormente, in quanto i reduci, tornando a casa, trasmisero il virus ai civili.